Sugarì è il soprannome dato ai miei antenati almeno 100 anni fa.

Il primo Sugarì di cui si abbia memoria storica nella mia famiglia è il mio bisnonno Giuseppe, il padre di mia nonna paterna Giuliana. Giuseppe, produttore di vino, amava essere il primo assaggiatore dei suoi capolavori e per questo stappava sovente ed orgogliosamente le sue bottiglie, chiuse appunto con un tappo in sughero. Da questo, il giocoso soprannome di “Sugarì”.

Sua figlia Giuliana, rimasta purtroppo vedova durante gli anni ’30 in giovanissima età, a seguito di questo triste ed inaspettato evento è stata la principale “Sugarina” della sua generazione, insieme ai suoi amati sei figli. Nonna Giuliana, per noi tutti nonna Giulia, “vergara” (cioè il vero capo della famiglia patriarcale!) impeccabile, solida, coraggiosa, amorevolissima, resta nei cuore di tutti noi che godiamo dei dolcissimi ricordi di lei.

Negli anni ’50 gran parte dei “Sugarì” viveva ancora nella frazione di Chigiano e i vecchi di campagna amavano definire scherzosamente i miei zii “I sugarì, l’estate l’acqua e l’inverno lo vì” per ricordare appunto questa loro dedizione alla produzione di buon vino e la loro soddisfazione nell’esserne i primi consumatori, al punto tale che il loro vino era sempre terminato prima della nuova vendemmia.

Mio padre Elio, il quarto dei sei fratelli e stimato commerciante di prodotti per l’agricoltura, ha mantenuto questo soprannome e ricordo ancora con tenerezza il modo con cui venivo chiamata talvolta anch’io da piccola quando, passeggiando con mio padre, ci fermavamo a parlare con qualche suo conoscente: io ero, appunto, la “Sugarina ciuca” che tradotto in italiano significava “la Sugarina piccola”.

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